Abbiamo la fortuna di trovare un paio di camere in un Holiday Inn ignorato dai locali. Treno Shikansen. Qui l’alta velocità c’è da quarant’anni, quasi cinquecento chilometri in un paio d’ore. La Stazione di Kyoto è nuovissima, super moderna, grande circa il doppio della Centrale di Milano e Termini messe insieme e con molti più piani sotterranei di negozi.
Il simbolo è il fumetto Astro boy nato nel ‘52 dalla penna di Osamu Tezuka.
Avevamo già visitato i templi durante un vecchio giro in auto che avevamo fatto in un inverno degli anni 80. Ma ora con il trionfo di ciliegi in tutte le sfumature possibili dal bianco al rosa è tutto diverso. Non è che io sia un patito dei fiori come Monique, ma quando la natura esplode, concentrando tutta quella bellezza, non si può rimanere insensibili.
Ecco qualche immagine dei templi più famosi e dei giardini del palazzo imperiale. Siamo anche passati dal famoso giardino Zen delle 15 pietre dove da qualsiasi posizione se ne possono scorgere al massimo 14.
Alla sera passeggiamo sotto le piante fiorite nel quartiere dove ancora lavorano le ultime maiko, intravvedendo le loro sagome così fuori dal tempo nelle case tradizionali.
Nel vecchio mercato di Kyoto tra venditori di innumerevoli varietà di vegetali conservati, pesci canditi, fiocchi di tonno seccato,
troviamo il mio fornitore di coltelli da cucina. 😉
Aritsugu fabbricante di lame per i guerrieri Samurai, dal 1525 appartiene alla stessa famiglia. Non sono loro i più antichi. Il primato nel campo delle armi da taglio spetta alla bresciana famiglia Beretta che produceva spade già nel 1505 (ora non ne fabbrica più).
La durezza delle lame è ottenuta piegando ripetutamente il metallo e battendolo a caldo. In questo modo i cristalli discoidali di ferro si orientano tutti nello stesso senso aumentando a dismisura la durezza del filo.
Qui un artigiano incide il mio nome Maruceru sulla mazzetta spaccaossa che mi sono appena comprato, un’affilatina e per i prossimi 5 anni sono a posto, 😀
Ritorniamo in treno e come tutti gli altri viaggiatori ci comperiamo un picnic in scatola di montaggio in uno dei numerosi stand alla stazione. Raffinate leccornie o semplici zuppe calde riempiono l’aria del viaggio di ritorno. Non prima di essere passati nella toilette per lavare la mani e notare un altro accessorio di difficile utilizzo. 😉
Una sera riceviamo un invito formale da Setzuku l’amica di un amico giapponese Norio, anche lui è stato ospite a casa nostra sul lago.
Noi le abbiamo portato i saluti da un altro continente e quindi è suo “obbligo” ricambiare. Invito a casa sua, lei è una single, una consigliera del conglomerato Mitsubishi per acquistare in tutto il mondo attività commerciali di altissima qualità.
Degustazione di vini, dress code: Business Casual. Business Casual tradotto significa, vestiti come si va a lavorare, ma con calzini senza buchi, 😀 perché a casa d’altri ci si tolgono le scarpe lasciandole naturalmente con la punta verso l’esterno.
Quartiere delle ambasciate appartamento minuscolo, oltre a noi e l’ospite tre business-man. Il capo dei qualche migliaio di ingegneri Mitsubishi, il proprietario di una clinica di chirurgia plastica di Akasaka, il CEO di una società di consulenza internazionale.
Ogni invitato ha portato una bottiglia:
Chateau Mouton Rotschild – Puillac ‘79
Aldo Conterno – Barolo Bussia Soprana ’80
Raoul Mondavi – Zinfandel ’84
Noi portiamo una confezione di rarissima Marmellata di Sambuco Argegno ’07, Chilometro Zero dei nostri possedimenti del lago di Como. 😀
Per accompagnare il rito, un roast beef di manzo Kobe (che meglio di così dirvi di più non so), un piatto di formaggi: français, irish e italiani presentati su foglie fresche di fico (siamo in primavera), frutta fresca e una collezione di crackers inglesi.
I preziosi vini scaldano la serata che passa piacevolmente a chiacchierare di bella vita e smollano i biz-men. A fin serata salutandoci ci abbracciamo pure 😉
Inviteremo Setzuku alla cena italiana che, quando riusciamo, prepariamo per i ns ospiti stranieri a casa loro.
Una visita ad Akihabara è d’obbligo. Questo è il regno dell’elettronica. Dovete sapere che l’ondata di prodotti Giapponesi che arriva sul nostro mercato é NULLA rispetto a quella che fa bella mostra nei negozi specializzati di questo quartiere.
Da Yodobashi Camera e dai suoi concorrenti, migliaia di apparecchi fotografici, telecamere, accessori, orologi e telefonini passano di moda alla velocità del fulmine, sostituiti subito da altri più moderni, performanti, colorati, ancora più… inutili? Magari sì ma che tentazioni !
In mezzo a questi grandi retailer mille negozi piccolissimi vendono la componentistica elettronica di tutto questo, più la robotica naturalmente.
Ogni tanto fa capolino una vetrina straripante di contenitori cilindrici tipo Bibita gassata… ??? Mille colori e mille disegni differenti, alcuni espliciti, altri meno…
È un sex shop! e cosa sono queste lattine?
Beh! Come lo spiego… dunque si tratta di accessori maschili per la… masturbazione. Tolto il tappo si scopre una superficie cicciotta di plastica rosata e morbida nella quale infilare… sì il coso. 😀
E’ pieno di studenti che si approvvigionano di lattine di varia misura a poco prezzo, ci sono anche ragazze con i calzettoni bianchi interessate ad articoli di altro genere. 😎
Vicino ad Akiabara c’è un quartiere, Kappabashi dedicato alle apparecchiature per la ristorazione, ma che ci frega…
No aspettate siccome la cucina giapponese è sconfinata, i ristoranti invece di fotografare i piatti si fanno fare delle copie artigianali 3D, da esporre nelle vetrine per attirare i clienti. Ne potete scegliere di ogni tipo e composizione per fare uno scherzo al prossimo invito a cena. 😉
Su di una rivista patinata in casa troviamo un articolo (scopriamo che porta la firma di Betsy) che racconta della nuova vita di un tipo di locale che stava sparendo, ma che ora (2008) sta tornando di moda l’Itzakaia.
Si tratta di un locale tipo la nostra vecchia osteria dove si andava per bere. Da noi era il vino qui era il sakè. Per non sbronzarsi alla svelta (e per incrementare il business) questo tipo di locale aveva sviluppato un suo modo di cucinare. Piatti piccoli, l’equivalente dei tapas madrileni o delle ciotole di arachidi americane o dei nostri apericena.
Sono quasi tutti in periferia. Ne scegliamo uno che ci sembra IN. Il solo viaggio in taxi costa 8.000 yen (al cambio favorevole del momento 50 €). Fuori c’è una coda lunga e mentre si aspetta conosciamo una ragazza che parla un po’ di spagnolo ed è elettrizzata dal fatto che siamo italiani, arrivati fin qui.
Troviamo posto a fatica e parlano solo il giapponese. Fa niente ordiniamo un piattino di tutto e sakè per accompagnare. Una meravigliosa trippa cotta otto ore nel miso si chiama Nikomi, seppie secche scottate alla griglia.
Unagi, anguilla affumicata, caramellizzata. Un paio di piattini dal profumo di pesce marcio in verità sono rimasti quasi intonsi, ma l’esperienza è stata suuuper. 😀
Non possiamo rinunciare ad una visita al mercato del pesce più grande e interessante del mondo. Tsukii apre alle 3 per gli operatori che acquistano i tonni congelati, provenienti da tutto il mondo all’asta. Per il pubblico apre le porte alle 6. Bisogna andarci rigorosamente la mattina presto.
Se siete appassionati gourmet non potete perdere questa occasione. Lasciate a casa i non interessati. La varietà del pescato in questo mercato non ha pari altrove. Tutto è rigorosamente fresco.
Godetevi la maestria di questi nuovi guerrieri che sfilettano tonni interi con lame lunghe e sottili come quelle dei samurai. Qui gli specialisti del fugu, il velenosissimo pesce palla sciorinano la loro abilità. Conchiglie, molluschi mai visti, lamellibranchi, anemoni, uova, avannotti ecc ecc ecc.
Intorno al mercato fiorisce una miriade di bancarelle specializzate nelle preparazioni infinite di questo ben di dio. Fritti, glassati, marinati, ricoperti di semi, miso, erbe o panko. Le mogli ci trascinano via dopo solo quattro o cinque ore, uffa… 😦
Una sera Betsy ci telefona per avvisarci che il marito Shep ha un appuntamento di lavoro imprevisto e deve passare da casa per scegliere un abito per l’occasione. Lo invitiamo a casa sua anche per dormire a patto che stia nella camera dei bambini. 😉
E’ il penultimo giorno qui e coincide con la cena italiana con Setsuku come ospite, quindi va benissimo anche se si aggiunge Shep.
Cena tricolore calorosa durante la quale i nostri ospiti scoprono di avere amici comuni in ambito finanziario.
Chiacchierando il padrone di casa ci chiede cosa io preferisca cucinare.
– La cacciagione è la mia pronta risposta.-
Shep corre ad aprire il congelatore per estrarne un blocco da 3Kg di carne di cervo che suo fratello ha cacciato in Colorado. Posso cucinarlo domani come meglio creda, lui purtroppo non ci sarà perché farà tardi.
Io lo vorrei preparare con una salsa al cioccolato, Enrico inorridisce e vuole prepararlo in modo più classico. NON litighiamo, scelta salomonica: 1,5 Kg a testa e ognuno lo cucina come vuole. 😀
Morale, alle 21 Shep telefona per sentire come è stata la cena.
Non siamo ancora andati a tavola, se hai finito ti aspettiamo. Dopo ben 10 minuti abbiamo un altro commensale. Entrambe le preparazioni erano ottime e con il possente aiuto del padrone di casa ne resta mezza porzione di un tipo e poco meno dell’altro.
Lo specifico perché dopo essere rientrati a casa Betsy ci scriverà per chiedere la ricetta impossibile. La ciotolina delle due preparazioni che qualcuno aveva unito per metterla in frigorifero. 😉
Non ho neanche provato a parlarvi dei musei…
dei grattacieli con i musei all’ultimo piano…
dell’curioso e interessantissimo sport nazionale, il Sumo al Ryōgoku Kokugikan…
del teatro kabuki…
Lo so, non posso riuscire in così poco spazio a trasmettervi tutte le sensazioni che questo paese così lontano dalle nostre tradizioni, sarà in grado di darvi quando deciderete di andarci di persona…
…però ci ho provato!
さようなら (sayōnara)