24b – Kyoto + Tokyo – seconda parte

Abbiamo la fortuna di trovare un paio di camere in un Holiday Inn ignorato dai locali. Treno Shikansen. Qui l’alta velocità c’è da quarant’anni, quasi cinquecento chilometri in un paio d’ore. La Stazione di Kyoto è nuovissima, super moderna, grande circa il doppio della Centrale di Milano e Termini messe insieme e con molti più piani sotterranei di negozi.

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Il simbolo è il fumetto Astro boy nato nel ‘52 dalla penna di Osamu Tezuka.

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Avevamo già visitato i templi durante un vecchio giro in auto che avevamo fatto in un inverno degli anni 80. Ma ora con il trionfo di ciliegi in tutte le sfumature possibili dal bianco al rosa è tutto diverso. Non è che io sia un patito dei fiori come Monique, ma quando la natura esplode, concentrando tutta quella bellezza, non si può rimanere insensibili.

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Ecco qualche immagine dei templi più famosi e dei giardini del palazzo imperiale. Siamo anche passati dal famoso giardino Zen delle 15 pietre dove da qualsiasi posizione se ne possono scorgere al massimo 14.

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Alla sera passeggiamo sotto le piante fiorite nel quartiere dove ancora lavorano le ultime maiko, intravvedendo le loro sagome così fuori dal tempo nelle case tradizionali.

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Nel vecchio mercato di Kyoto tra venditori di innumerevoli varietà di vegetali conservati, pesci canditi, fiocchi di tonno seccato,

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troviamo il mio fornitore di coltelli da cucina. 😉

 

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Aritsugu fabbricante di lame per i guerrieri Samurai, dal 1525 appartiene alla stessa famiglia. Non sono loro i più antichi. Il primato nel campo delle armi da taglio spetta alla bresciana famiglia Beretta che produceva spade già nel 1505 (ora non ne fabbrica più).

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La durezza delle lame è ottenuta piegando ripetutamente il metallo e battendolo a caldo. In questo modo i cristalli discoidali di ferro si orientano tutti nello stesso senso aumentando a dismisura la durezza del filo.

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Qui un artigiano incide il mio nome Maruceru sulla mazzetta spaccaossa che mi sono appena comprato, un’affilatina e per i prossimi 5 anni sono a posto, 😀

DSCN2004Ritorniamo in treno e come tutti gli altri viaggiatori ci comperiamo un picnic in scatola di montaggio in uno dei numerosi stand alla stazione. Raffinate leccornie o semplici zuppe calde riempiono l’aria del viaggio di ritorno. Non prima di essere passati nella toilette per lavare la mani e notare un altro accessorio di difficile utilizzo. 😉

Una sera riceviamo un invito formale da Setzuku l’amica di un amico giapponese Norio, anche lui è stato ospite a casa nostra sul lago.

Noi le abbiamo portato i saluti da un altro continente e quindi è suo “obbligo” ricambiare. Invito a casa sua, lei è una single, una consigliera del conglomerato Mitsubishi per acquistare in tutto il mondo attività commerciali di altissima qualità.

Hwang Woo yea , Shinzo AbeDegustazione di vini, dress code: Business Casual. Business Casual tradotto significa, vestiti come si va a lavorare, ma con calzini senza buchi, 😀 perché a casa d’altri ci si tolgono le scarpe lasciandole naturalmente con la punta verso l’esterno.

Quartiere delle ambasciate appartamento minuscolo, oltre a noi e l’ospite tre business-man. Il capo dei qualche migliaio di ingegneri Mitsubishi, il proprietario di una clinica di chirurgia plastica di Akasaka, il CEO di una società di consulenza internazionale.

Marmellata di SambucoOgni invitato ha portato una bottiglia:

Chateau Mouton Rotschild – Puillac ‘79

Aldo Conterno – Barolo Bussia Soprana ’80

Raoul Mondavi – Zinfandel ’84

Noi portiamo una confezione di rarissima Marmellata di Sambuco Argegno ’07, Chilometro Zero dei nostri possedimenti del lago di Como.  😀

Per accompagnare il rito, un roast beef di manzo Kobe (che meglio di così dirvi di più non so), un piatto di formaggi: français, irish e italiani presentati su foglie fresche di fico (siamo in primavera), frutta fresca e una collezione di crackers inglesi.

I preziosi vini scaldano la serata che passa piacevolmente a chiacchierare di bella vita e smollano i biz-men. A fin serata salutandoci ci abbracciamo pure 😉

Inviteremo Setzuku alla cena italiana che, quando riusciamo, prepariamo per i ns ospiti stranieri a casa loro.

Una visita ad Akihabara è d’obbligo. Questo è il regno dell’elettronica. Dovete sapere che l’ondata di prodotti Giapponesi che arriva sul nostro mercato é NULLA rispetto a quella che fa bella mostra nei negozi specializzati di questo quartiere.

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Da Yodobashi Camera e dai suoi concorrenti, migliaia di apparecchi fotografici, telecamere, accessori, orologi e telefonini passano di moda alla velocità del fulmine, sostituiti subito da altri più moderni, performanti, colorati, ancora più… inutili? Magari sì ma che tentazioni !

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In mezzo a questi grandi retailer mille negozi piccolissimi vendono la componentistica elettronica di tutto questo, più la robotica naturalmente.

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Ogni tanto fa capolino una vetrina straripante di contenitori cilindrici tipo Bibita gassata… ??? Mille colori e mille disegni differenti, alcuni espliciti, altri meno…

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È un sex shop! e cosa sono queste lattine?

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Beh! Come lo spiego… dunque si tratta di accessori maschili per la… masturbazione. Tolto il tappo si scopre una superficie cicciotta di plastica rosata e morbida nella quale infilare… sì il coso. 😀

E’ pieno di studenti che si approvvigionano di lattine di varia misura a poco prezzo, ci sono anche ragazze con i calzettoni bianchi interessate ad articoli di altro genere. 😎

Vicino ad Akiabara c’è un quartiere, Kappabashi dedicato alle apparecchiature per la ristorazione, ma che ci frega…

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No aspettate siccome la cucina giapponese è sconfinata, i ristoranti invece di fotografare i piatti si fanno fare delle copie artigianali 3D, da esporre nelle vetrine per attirare i clienti. Ne potete scegliere di ogni tipo e composizione per fare uno scherzo al prossimo invito a cena. 😉

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Su di una rivista patinata in casa troviamo un articolo (scopriamo che porta la firma di Betsy) che racconta della nuova vita di un tipo di locale che stava sparendo, ma che ora (2008) sta tornando di moda l’Itzakaia.

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Si tratta di un locale tipo la nostra vecchia osteria dove si andava per bere. Da noi era il vino qui era il sakè. Per non sbronzarsi alla svelta (e per incrementare il business) questo tipo di locale aveva sviluppato un suo modo di cucinare. Piatti piccoli, l’equivalente dei tapas madrileni o delle ciotole di arachidi americane o dei nostri apericena.

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Sono quasi tutti in periferia. Ne scegliamo uno che ci sembra IN. Il solo viaggio in taxi costa 8.000 yen (al cambio favorevole del momento 50 €). Fuori c’è una coda lunga e mentre si aspetta conosciamo una ragazza che parla un po’ di spagnolo ed è elettrizzata dal fatto che siamo italiani, arrivati fin qui.

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Troviamo posto a fatica e parlano solo il giapponese. Fa niente ordiniamo un piattino di tutto e sakè per accompagnare. Una meravigliosa trippa cotta otto ore nel miso si chiama Nikomi, seppie secche scottate alla griglia.

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Unagi, anguilla affumicata, caramellizzata. Un paio di piattini dal profumo di pesce marcio in verità sono rimasti quasi intonsi, ma l’esperienza è stata suuuper. 😀

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Non possiamo rinunciare ad una visita al mercato del pesce più grande e interessante del mondo. Tsukii apre alle 3 per gli operatori che acquistano i tonni congelati, provenienti da tutto il mondo all’asta. Per il pubblico apre le porte alle 6. Bisogna andarci rigorosamente la mattina presto.

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Se siete appassionati gourmet non potete perdere questa occasione. Lasciate a casa i non interessati. La varietà del pescato in questo mercato non ha pari altrove. Tutto è rigorosamente fresco.

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Godetevi la maestria di questi nuovi guerrieri che sfilettano tonni interi con lame lunghe e sottili come quelle dei samurai. Qui gli specialisti del fugu, il velenosissimo pesce palla sciorinano la loro abilità. Conchiglie, molluschi mai visti, lamellibranchi, anemoni, uova, avannotti ecc ecc ecc.

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Intorno al mercato fiorisce una miriade di bancarelle specializzate nelle preparazioni infinite di questo ben di dio. Fritti, glassati, marinati, ricoperti di semi, miso, erbe o panko. Le mogli ci trascinano via dopo solo quattro o cinque ore, uffa… 😦

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Una sera Betsy ci telefona per avvisarci che il marito Shep ha un appuntamento di lavoro imprevisto e deve passare da casa per scegliere un abito per l’occasione. Lo invitiamo a casa sua anche per dormire a patto che stia nella camera dei bambini. 😉

E’ il penultimo giorno qui e coincide con la cena italiana con Setsuku come ospite, quindi va benissimo anche se si aggiunge Shep.

Cena tricolore calorosa durante la quale i nostri ospiti scoprono di avere amici comuni in ambito finanziario.

Chiacchierando il padrone di casa ci chiede cosa io preferisca cucinare.

– La cacciagione è la mia pronta risposta.-

Shep corre ad aprire il congelatore per estrarne un blocco da 3Kg di carne di cervo che suo fratello ha cacciato in Colorado. Posso cucinarlo domani come meglio creda, lui purtroppo non ci sarà perché farà tardi.

Io lo vorrei preparare con una salsa al cioccolato, Enrico inorridisce e vuole prepararlo in modo più classico. NON litighiamo, scelta salomonica: 1,5 Kg a testa e ognuno lo cucina come vuole. 😀

Morale, alle 21 Shep telefona per sentire come è stata la cena.

Non siamo ancora andati a tavola, se hai finito ti aspettiamo. Dopo ben 10 minuti abbiamo un altro commensale. Entrambe le preparazioni erano ottime e con il possente aiuto del padrone di casa ne resta mezza porzione di un tipo e poco meno dell’altro.

Lo specifico perché dopo essere rientrati a casa Betsy ci scriverà per chiedere la ricetta impossibile. La ciotolina delle due preparazioni che qualcuno aveva unito per metterla in frigorifero. 😉

Non ho neanche provato a parlarvi dei musei…

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dei grattacieli con i musei all’ultimo piano…

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dell’curioso e interessantissimo sport nazionale, il Sumo al Ryōgoku Kokugikan

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del teatro kabuki…

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Lo so, non posso riuscire in così poco spazio a trasmettervi tutte le sensazioni che questo paese così lontano dalle nostre tradizioni, sarà in grado di darvi quando deciderete di andarci di persona…

…però ci ho provato!

さようなら (sayōnara)

24a – Tokyo – prima parte

maggio 2008

Edo, l’antica capitale del regno del Sol levante è certamente una delle città da noi preferite. Ci siamo già stati altre cinque volte a partire dal 1980. Ogni volta con curiosità sempre maggiore.

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Questa è la prima volta che facciamo scambio casa in questa città. E’ la famiglia di Betsy e Shep. Hanno quattro figli piccoli che abbracciamo incrociandoli per pochi minuti appena arriviamo e riceviamo le chiavi di casa.

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Siamo in un appartamento a Takanawa Hill di 240 mq + 80 di terrazza all’ultimo piano. La dimensione è assolutamente unusuale per una città dove 100 mq sono considerati regali e poi siamo siamo vicini al conosciutissimo tempio di Sengakuji che ospita le tombe dei 46 ronin che fecero seppuku per lealtà ad Asano ( sssht… lo so che per noi ha poco significato ma qui la conoscono tutti). 😎

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Insieme a noi viaggiano Enrico e Donatella che già avete conosciuto nel cambio a Guadalupe. Per loro Tokyo è la prima volta. 😉

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Non so da dove cominciare per descrivere questo paese a chi non ci è mai stato. Proverò a partire dal concetto di rispetto che pervade il rapporto tra le persone di ogni ceto, mestiere, azione. Misto al senso di colpa che viene da sempre sfruttato da chi domina la società.

Quasi tutto quello che la media degli italiani immagina del Giappone è generalmente sbagliato. A cominciare dal cibo. Riduttivamente immaginato come il paese dove si mangia tutti i giorni il pesce crudo, in realtà se ne mangia di più a Bari. 😉

Beh partiamo dalla città. Molto estesa, i grattacieli sono pochi perchè costruire in alto con i rischi sismici che ci sono qui non è troppo consigliabile. Ogni volta che siamo stati in Giappone abbiamo percepito almeno un terremoto, strana sensazione.

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Betsy che poi scopriremo parla e scrive in giapponese, cinese e coreano, oltre all’inglese certo, si scusa per non aver avuto il tempo di far pulire l’argenteria. Ci danno le chiavi della monovolume Toyota e ci lasciano. A Tokyo se non dimostrate di avere un box o l’abbonamento ad un garage non potete nemmeno comprare la macchina. 😉

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E’ pomeriggio inoltrato andiamo a fare qualche spesa in un piccolo supermercato vicino. Io sono un maniaco di supermercati, ma quelli giapponesi sono speciali. Lo spazio è poco e quindi l’esposizione è massimizzata alla presentazione della freschezza e dell’appetitosità.

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Anche Enrico e Donatella sono dei gourmet e quindi passiamo un tempo sensibile solo per spiegare quello che già conosciamo degli articoli in vendita. Ci approvvigioniamo per la sera. 😎

Casa e terrazzo sono veramente gorgeous, ma quello che sorprende di più i nostri amici sono i… cessi, due Toto formato occidentale full optional. 😀

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Li descrivo per chi non ha mai avuto la chance di utilizzarli.

A parte la musichetta che serve a coprire imbarazzanti rumorini e ai diffusori di profumo, qui la carta igienica è un puro optional per occidentali. Dopo aver espletato le funzioni avete una scelta di bottoncini.

Un culetto rosa per le bambine e uno azzurro per i maschietti segnala la posizione di un attuatore che spruzza acqua calda (certo si può settare la temperatura) nelle postazioni anatomiche desiderate. Dopo il lavaggio, uno zefiro di aria calda provvederà all’asciugatura della parte in discussione.

Pulito, gradevole, giapponese. Provare per credere. Ah! Non fate le prove stando in piedi vicino alla tazza se volete evitare spruzzi in giro. 😉

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Dopo lavaggio ed espletamenti vari, si cena con lo yukata, la vestaglia da casa. Per cenare alla svelta solo una zuppa di miso e qualche vassoietto di sushi appena fatti (al super). Siamo svegli da una ventina di ore quindi a nanna presto.

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Tanto per cominciare il primo giorno andremo a Sinhjuku. Non è come dire a andiamo alla stazione Centrale. Questa stazione è la più trafficata del mondo, con l’area che la circonda piena di ogni attività immaginabile e no, ricopre più e meno l’area della cerchia dei navigli e quindi non si visita, percorre o studia in una sola giornata. Qui ne vedete una  delle parti esterne, sotto vari livelli di metropolitana ci stanno anche i treni.

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Per esempio l’area a nord è occupata da locali sexy per soli uomini. La sessualità Jap non è la stessa nostra, è molto più esibizionista e puritana nello stesso tempo.

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Pensate ai fumetti anime e ne avrete un idea. La centralità è incernierata su un mito sexy idealizzato, incrocio tra la studentessa minorenne e la coniglietta di Playboy. Non c’è la vendita del corpo se non in simulacro. Non è che la prostituzione sia proibita, più che altro il semplice atto è considerato banale. E poi ci sono le bambole.

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Ci sono casinò dove si gioca con croupier in topless, si perde guardando le tette delle manovratrici delle fiches. Bar dove ci si sbronza solo di wisky Suntory (rigorosamente alla fine di una giornata di duro lavoro) sempre guardando tette ecc.

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Ah! Essere sbronzi non è considerato negativamente come da noi, si sbronza il lavoratore che se lo può permettere, magari con un’amica per una sera, ma il più delle volte solo.

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In metropolitana c’è una vettura rosa riservata al sesso femminile che non vuole condividere il vagone con gente che legge fumetti porno.

Sì anche qui ci sono i barboni, leggono giornali tutto il giorno e dormono sugli scatoloni lasciando le scarpe fuori dal cartone per non sporcare il pavimento.

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Fare shopping qui è un’esperienza che altrove è impensabile. I department stores (depato) sono gargantuelici, per profondità soprattutto. Una differenza sostanziale.

Ricordo un viaggio a Varsavia quando era oltre cortina, gli articoli in vendita nel grande magazzino nel centro della capitale polacca erano in tutto un paio di centinaia. Gli alimentari in tutto erano una decina, pane nero e barattoli di cetrioli di diverso formato. Un supermercato tipo Esselunga propone 2.000 articoli. Un supermercato a New York ne ha mediamente 6.000 qui siamo oltre i 20.000 con punte ancora più elevate. LOFT alla stazione di Shibuia vanta 80.000 articoli diversi.

Faccio un esempio: Un reparto per guanciali da letto mette in mostra innumerevoli formati, triangoli scaleni con bozzi vari per appoggiare testa e ginocchia o dorsi, propaggini di varie densità, toroidali e sagomati in altezze variabili.

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Non dimentichiamo i guanciali tradizionali giapponesi sono sacchetti di tutte le fogge contenenti quantitativi vari di grano saraceno. Noi li abbiamo solo rettangolari, lana piuma o gommapiuma, in Francia quadrati e cilindrici…

Se vi interessano le porcellane la scelta è sconfinata. I carissimi pettini scolpiti in legno bosso o addirittura di tartaruga laccata per le acconciature da kimono, occupano un intero reparto e così i sandali microscopici da cerimonia dipinti a mano e via dicendo.

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Il massimo della varietà è dedicato alla pasticceria, generalmente al primo livello sotterraneo dei depato. La pasticceria tradizionale giapponese non ha molti gusti, gelatine di frutta e fagioli di soya, castagne, dolci di riso e miele e poco più. Ma la bellezza e la varietà delle forme e delle decorazioni sono senza pari. Più che dolci sono sculture pregiate che vengono offerte in confezioni di una cura straordinaria.

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Ora, a questa inusitata capacità di presentazione aggiungiamo la ricchezza degli ingredienti occidentali. Creme, burro, cioccolato, ganache, confetture, paste lievitate, semifreddi, canditi, biscotti, frutta, confetti, mandorle, nocciole, pistacchi…

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In un reparto pasticceria ho contato addirittura 80 diversi stand ciascuno con articoli completamente diversi dai concorrenti.

Giudicate da voi e pensate che non sono di certo riuscito a fotografarli e tantomeno ad assaggiarli tutti. Beh! a qualcuno non abbiamo resistito e ce li siamo portati a casa… 😉

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In più Enrico ha perso ben due macchina fotografiche piene di immagini… 😦

Quindi qualsiasi sia il vostro interesse merceologico o social-consumistico in questa città c’è pane per i vostri denti.

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Se siete appassionati di strumenti di scrittura e cartoleria Ito-ya in Ginza è il vostro shop ideale, 6 piani + 6 ammezzati vi faranno venire voglia di comprare tutto.

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Tokyu Hands, in città ce ne sono parecchi in concomitanza con le varie stazioni, offre un assortimento pazzesco per l’hobby. Non intendo i nostri superstore di bricolage per la casa. Qui si parla di svariati piani per ceramisti, pittori, materiali per modellistica, arte vetraria, cannelli ossiacetilenici, metalli vari in polvere barre o fili, camping, biciclette, pulitori a ultrasuoni, mosaici, articoli che non avete osato pensare.

Volete visitare i templi? Ce ne sono dappertutto, circondati da parchi curatissimi. La stazione di Asakusa è circondata dai più importanti.

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Ricordo un capodanno, circa 20 anni fa, passato qui in silenzio insieme ad un milione circa di fedeli shinto a portare le offerte e le frecce senza punta da bruciare nei sacri bracieri. Risuonavano i centouno rintocchi augurali suonati dai vip della città e si assaggiavano poi le leccornie gastronomiche di questo unico giorno speciale in cui tutti e dico TUTTI i negozi sono chiusi per inventario.

Siete mai stati in un Pachinko? Un rumore indescrivibile…

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Sono rimasti pochi quartieri residenziali con le case tradizionali in legno e carta di riso, dato l’alto costo delle aree urbane.

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In queste zone si respira un’aria di altri tempi. Ah non vi avevo detto che è la prima volta che ci troviamo in Giappone nel mese della fioritura dei ciliegi. Il ciliegio è Sakura 桜

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Per gli abitanti di qui è il periodo più bello dell’anno. In metropolitana si incontrano intere famiglie che si dirigono nei parchi per fare picnic sotto gli alberi in fiore. La nevicata di petali è segno di buona fortuna e perché non approfittarne? Le multinazionali allestiscono nei parchi bar all’aperto ove brindare a champagne o sakè.

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Durante la fioritura i taxi trasportano gratis le cittadine vestite con i tradizionali costosissimi kimono. I canali televisivi fanno a gara per prevedere esattamente quando fioriranno gli alberi di una determinata zona.

Così decidiamo di andare a Kyoto

Ho troppo da scrivere su questo meraviglioso paese,  fra qualche giorno continua…